Con l'arte ambientale l'artista si confronta attivamente con l'ambiente che lo circonda: l'opera d'arte si impianta dapprima aliena in un contesto spaziale, sia esso naturale, formale, storico, politico o sociale. Poi, inizia concettualmente e fisicamente il suo dialogo con questo spazio, fino a confondersi e a diventare parte di quella naturalezza, anche per contrasto. Le opere d'arte ambientale sono molto diverse tra loro, sia per processo che per risultato finale.
L'arte ambientale trova i suoi primordiali iniziatori già negli anni Venti del Novecento, quando il ready-made di Duchamp sovvertiva l'essenza tradizionale dell'opera d'arte, impiantando oggetti industriali di uso quotidiano nello spazio museale: un orinatoio, la ruota di una bicicletta fissata su uno sgabello tra i vari. La traslazione fuori dal contesto abituale ci porta a nuove riflessioni. L'arte ambientale parte per certi versi dallo stesso concetto, sottolineando l'importanza – e talvolta anche l'arbitrarietà - del dialogo tra l'opera d'arte e lo spazio che la contiene, indispensabile per definirne il significato. Ma qui l'importanza del rapporto tra l'opera è il suo contesto è enfatizzato dall'essenza dell'arte ambientale: l'opera d'arte raggiunge ambienti che vanno oltre lo spazio del museo, spingendosi ai confini della vita quotidiana e spesso immergendosi nella natura. Il termine arte ambientale non deve però trarre in inganno, poiché non sempre si tratta di opere che hanno una valenza ecologica.
Dobbiamo distinguere quegli artisti che non prendono in considerazione gli effetti che provocano sull'ambiente da quelli che non solo non intendono provocare alcun danno, ma si impegnano a riportare il contesto al suo stato naturale. Esistono infatti artisti, specialmente di Land Art, che nel realizzare mastodontiche operazioni, hanno compromesso le caratteristiche naturali di certi paesaggi.
Tra le forme di arte ambientale ecologiche troviamo: